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La Chiesa e la sfida con l’Intelligenza Artificiale

L’intelligenza artificiale può rappresentare un’opportunità per il progresso umano e sociale a patto che questo processo venga governato e non lasciato esclusivamente alla ricerca o al profitto. Questa in estrema sintesi è la posizione che sta iniziando ad emergere nelle gerarchie ecclesiastiche. Non è un caso infatti, che da tempo vi è una particolare attenzione della chiesa cattolica ai profili etici e sociali che questa nuova tecnologia potrebbe profilare in un prossimo futuro.

L’ascesa al Soglio di Pietro di Leone XIV rappresenta infatti – secondo quanto affermato dallo stesso Pontefice – una risposta indiretta ad una tecnologia che non ha allo stato codici etici.

La stessa perplessità che ebbe Leone XIII a fronte di un progresso industriale che sembrava trasformare lo stesso uomo – creazione divina – in macchina. Anche in quei tempi un certo capitalismo d’oltreoceano fece intravedere la pericolosità del profitto senza regole che poteva, come infatti scatenò, suscitare una reazione che produsse nefasti capitalismi sia a destra che a sinistra. La Rerum Novarum di Leone XIII indicò, ai tempi, un percorso che rimetteva l’uomo al centro della società industriale. Con i suoi bisogni, con i suoi timori, ma anche con la sua speranza. Una impostazione che permise all’epoca, in Italia ad esempio, il rientro sulla scena politica dei cattolici, che fecero della Rerum Novarum anche un manifesto politico e sociale.

Ovviamente i tempi sono profondamente cambiati, rimane sullo sfondo, secondo il Santo Padre, almeno nelle sue prime dichiarazioni, una profonda preoccupazione per uno strumento che è visto sì come progresso, ma che non può sfuggire a regole. Ed è anche per questo che, da più parti, si anticipa l’idea di una enciclica sulle nuove tecnologie.

Una preoccupazione questa espressa anche da Papa Francesco, che ebbe a dire ai grandi della Terra in pieno consesso G7 che bisognava guardare con attenzione a questo nuovo strumento.

Quindi vi è da parte della Chiesa, ma più in generale del mondo cattolico, una apertura sul mezzo, sulle nuove opportuntà delle tecnologie, ma una preoccupazione su uno strumento che viene lasciato solo in balia del mercato, o peggio di grandi multinazionali. I grandi dell’Hi Tech infatti, rappresentano per fatturato interi Stati ed hanno una potenza economica in grado di dirottare le politiche dei Governi. Per questo le preoccupazioni espresse dalla Chiesa in tutti i consessi, anche in quelli internazionali, sembrano voler rimarcare una netta separazione tra chi governa – che deve avere a cuore l’interesse di tutti – e chi fa impresa che deve avere a cuore l’interesse della propria azienda. 

Una rivoluzione, dunque, che parta dall’uomo.

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